CHI E’ L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO

L’espressione “insegnante di sostegno” risale alla nota Legge 517/1977.

L’insegnante di sostegno è un insegnante che persegue lo stesso corso di formazione dell’insegnante curriculare (oggi Scienze della Formazione Primaria per l’abilitazione alle scuole primarie) a cui poi aggiunge una specializzazione di sostegno per i diversamente abili di durata annuale.

E’ un educatore che come tutti gli altri educatori mira alla formazione pedagogica-educativa e a differenza di quanto oggi ancora si pensi non è di sostegno solo al singolo bambino diversamente abile ma a tutta la classe, a chiunque sia in difficoltà. E’ quindi, una risorsa fondamentale che purtroppo ancora oggi viene vista come “meno importante” o addirittura ostacolante il lavoro del titolare di classe e dei bambini. Molto spesso l’insegnante di sostegno viene invitato dall’insegnante curriculare ad uscire dalla classe col diversamente abile perché considerati elementi di disturbo!

Di qui conseguono conflittualità tra insegnante curriculare e insegnante di sostegno il quale si trova a dover “giustificare” quotidianamente la sua presenza in classe, a sentirsi escluso con un conseguente dispendio di risorse psicologiche, umane e professionali che si riversano poi sull’alunno.

Oppure molto spesso i titolari della classe offrono una solidarietà emotiva al lavoro dell’insegnante di sostegno ma non una collaborazione competente ragion per cui quando si ritrovano da soli con i diversamente abili non sanno dove “mettere le mani”.

Il ruolo dell’insegnante di sostegno è quello di aiutare il proprio alunno ad integrarsi nella classe e per fare ciò ha bisogno della collaborazione dei colleghi innanzitutto e poi di tutta la comunità scolastica (operatori scolastici, dirigente, strutture edilizie…). Per questo motivo oggi, ogni insegnante curriculare (e altri operatori scolastici) privo di specializzazione per il sostegno, deve formarsi, attraverso corsi di aggiornamento, ad una minima conoscenza dei diversamente abili e dell’integrazione scolastica proprio per non incorrere in quelle vergognose situazioni in precedenza accennate.

I bambini prendono esempio dagli adulti, anche inconsciamente loro osservano e si comportano di conseguenza, per cui se a loro si presenta un quadro in cui gli insegnanti battibeccano tra di loro, i bambini faranno altrettanto oppure se vedono la loro insegnante di classe assumere un atteggiamento discriminatorio nei confronti del diversamente abile o dell’insegnante di sostegno il loro atteggiamento sarà malvagio nei confronti del loro compagno disabile ed il suo insegnante. E’ un compito di grande responsabilità che i docenti hanno perché esempi del genere possono influire a lungo sulla vita dell’alunno.

Il lavoro dell’insegnante di sostegno deve essere quello di coinvolgere ogni singolo alunno nell’esperienza con il diversamente abile magari facendo sedere a turno ogni bambino al suo fianco, spronandoli ad aiutarlo ad es. a merenda o a togliersi il giubbotto ogni mattina… Solo così i bambini responsabilizzeranno il loro comportamento nei confronti del loro compagno in difficoltà.

Oltre che al rapporto con i colleghi di classe è basilare che l’insegnante di sostegno abbia un dialogo con gli specialisti dell’èquipe i quali possono offrirgli strumenti tecnici fondamentali per il lavoro educativo più complesso. Al docente più della diagnosi specialistica interessa l’aspetto comportamentale globale dell’alunno, i suoi prerequisiti, le sue modalità di contatto col mondo esterno, come elabora le esperienze, le capacità di sviluppo più rallentate…

Anche in questo caso si assiste molto spesso a conflittualità con l’èquipe proprio per una mentalità ottusa del lavorare individualmente infischiandosene del parere altrui.

Ciascun componente deve poter uscire dalla propria unilateralità per acquisire quell’atteggiamento collaborativo che è necessario alla delineazione di opportune strategie didattico-educative individualizzate e contestualizzate e per poter offrire all’alunno la possibilità di percepirsi al centro dell’attenzione e portarlo all’esplicitamento massimo delle sue potenzialità.

Infine, l’insegnante di sostegno deve collaborare anche con la famiglia delineando costantemente le capacità acquisite dall’alunno e cercando di individuare nuove strategie di intervento che a casa si possono attivare in prosecuzione dell’attività scolastica.

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