Durante questi anni di lavoro di insegnamento ho potuto dedurre che la vera e propria difficoltà dell’insegnante non è tanto quella di effettuare l’insegnamento in sé per sé ovvero “fare la lezione” quanto quella di instaurare rapporti con l’altro.
Quindi, una delle competenze del docente è proprio quella relazionale, grazie alla quale è possibile stabilire un rapporto di fiducia tra l’alunno e l’insegnante.
Difficoltà si riscontrano anche nel rapporto con altri docenti ed in questo caso è basilare instaurare una comunicazione con scambi di opinioni, supporto reciproco e leale collaborazione per un risultato migliore. La collaborazione è indispensabile perché rende unitario, consequenziale e graduale il processo educativo, quindi più fruttuoso. Una sua eventuale mancanza potrebbe avere effetti negativi sugli alunni i quali, magari, si troverebbero difronte a situazioni diverse o addirittura opposte tali da confondere le loro idee. Dico ciò perché esperienze personali mi hanno dato modo di osservare maestre non collaborative, spesso ‘ostili’ tra di loro e che pretendevano dai bambini modi di comportarsi diversi. Ovviamente ciò causa nel bambino confusione ed incertezze.
Anche con i genitori è bene apportare delle piccole accuratezze nel linguaggio per non creare incomprensioni e non essere fraintesi riguardo ad opinioni relative ai loro figli.
Se questo non ci fosse, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Per esperienze personali i primi consigli per creare un clima di classe tranquillo senza sforzarvi più di tanto:
– non gridare ma utilizzare un tono di voce caldo e basso… i bambini per sentirvi faranno silenzio;
– cercare di avere una mimica facciale sicura e serena (non ridere troppo)… ricordate che i bambini vi studiano dai primi momenti;
– se volete assicurarvi immediatamente l’ordine in una situazione di caos contare fino a 3 aiutandovi con la mano, loro faranno a gara per sedersi il prima possibile;
– per favorire il massimo silenzio vi sconsiglio vivamente di gridare “silenzio!” in continuazione… senza alcuno sforzo osservate se in quel momento c’è un bambino ‘bravo’ che è seduto e in silenzio ed iniziate a dire “quanto è bravo Alessandro! Guardate!”, gli altri bambini per avere lo stesso elogio da voi faranno altrettanto. Man mano che i bambini assumono un comportamento corretto richiamateli elogiandoli “Bravissimi Andrea, Marco e Lisa!”.
Sul piano della comprensione si può parlare di altri metodi.
La metodologia del feedback è efficacissima: il docente fa ripetere al bambino, con parole sue, il messaggio che ha recepito dall’insegnante.
Inoltre si ritiene opportuno che l’insegnante usi:
- Chiarezza
- Dinamiche relazionali: abilità a saper dominare i propri impulsi
- Processo decisionale: saper prendere decisioni (stile diretto) o far prendere decisioni ai bambini stessi per renderli più autonomi e responsabili (stile indiretto).
Altri miei pareri sono:
– l’insegnante non è una semplice “macchina” che trasmette delle conoscenze ma deve essere una persona in grado di rapportarsi con gli alunni e tirare in ballo i pensieri, le emozioni e sentimenti propri e degli allievi.
– l’insegnante più che convincere deve guidare l’alunno, deve esortarlo affinchè raggiunga degli obiettivi.
– l’insegnante non può limitarsi a dare “nozioni” poiché gli alunni hanno bisogno di qualcuno che li coinvolga, che parli con una certa espressività e che susciti in loro emozioni.
– l’insegnante deve porre delle domande come “mi sono spiegato?”, “mi sentite?”, proprio per mantenere un contatto con l’allievo, rendersi conto di essere seguito piuttosto che andare avanti senza preoccuparsi dell’apprendimento altrui.
– l’ insegnante deve assumere un linguaggio corretto grammaticalmente essenziale per una maggiore comprensione degli allievi e per una loro formazione linguistica. Tutti gli insegnanti, secondo me, d’italiano, di matematica, di geografia… sono tenuti ad utilizzare un linguaggio corretto.
– l’insegnante deve ricorrere alla funzione poetica ovvero una forma di espressione che usa forme particolari (metafore, similitudini…). Questa funzion può essere molto efficace per attrarre più l’attenzione dei bambini.
– la comunicazione scolastica viene giudicata in base all’efficacia, ovvero alla quantità di informazione che passa in un arco di tempo e all’efficienza riguardo, cioè, i risultati raggiunti con le informazioni nel minor tempo possibile. Ovviamente in tal caso credo che l’insegnante debba dare il giusto peso ad entrambe le istanze. In quest’ottica dare una grande quantità di informazioni non servirebbe a nulla se non vi fosse una verifica del recepimento delle informazioni e della loro validità formativa.