COME DEVE COMPORTARSI UN INSEGNANTE DI SCUOLA DELL’INFANZIA

La professione del docente della scuola dell’infanzia è finalizzata all’educazione di bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni, bambini molto piccoli dunque che necessitano di una figura di riferimento molto dolce, paziente, responsabile e professionale.

Essere professionali significa innanzitutto rispettare i bambini con i loro bisogni ed i loro ritmi indirizzandoli allo sviluppo della loro personalità; significa avere una notevole sensibilità alla relazione educativa, avere una competenza organizzativa, disponibilità a lavorare in gruppo, una forte preparazione culturale, pedagogica e didattica.

L’insegnante deve predisporre in collaborazione con i colleghi (in lavoro d’equipe) svariate attività ludiche e momenti di programmazione e valutazione per lo sviluppo psichico e fisico dei bambini.

E’ fondamentale che la collaborazione si attui sia all’interno della scuola che fuori cercando costantemente un rapporto con i genitori o con gli enti.

E’ importantissimo il ruolo dell’insegnante per la costruzione e la crescita del bambino, affinché:

– egli promuova al massimo le sue potenzialità;

– abbia rispetto della sua dignità e della sua autonomia;

– il bambino si senta parte di un gruppo;

– il bambino riesca a comunicare sé agli altri;

– lo si educhi ai valori, quali: la libertà, la vita, la salute, la fratellanza, la solidarietà, la legalità, la cultura ecc…;

– il bambino sviluppi saperi e competenze che forniscano una forte personalità in grado di affrontare con sicurezza le relazioni sociali e il mondo del lavoro;

– il bambino utilizzi in modo consapevole la molteplicità dei linguaggi.

L’insegnante deve essere riflessivo: esso si costruisce come un ricercatore elaborando continuamente teorie su di sé, sulle proprie competenze, sulla realtà più ampia in cui si colloca la sua professione e mettendole poi alla prova, verificandole o falsificandole.

Infatti oggi la professionalità richiede una “manutenzione” continua, perché i bambini cambiano e bisogna affinare gli strumenti per osservarli, conoscerli, capirli, per partire dai loro “stili” di apprendimento e dalle loro motivazioni, che spesso vanno ri-costruite; cambiano anche i saperi da proporre agli allievi, perché c’è una evoluzione incessante della ricerca e aumentano le attese della società nei confronti della scuola; cambiano, infine, le tecniche della comunicazione e della mediazione didattica.

Compito dell’insegnante è quello di padroneggiare le tecniche della trasmissione culturale, della comunicazione, della relazione educativa (da come si gestiscono i materiali didattici a come si lavora sul testo del manuale, a come si migliora il clima nella classe).

Questa dimensione tecnico-pragmatica non va svilita, perché rappresenta la specificità maggiore dell’ essere insegnanti, che è quella di favorire, facilitare, sostenere attivamente l’apprendimento degli allievi.

Per questo ritengo che il ruolo dell’insegnante abbia oggi una grande responsabilità non soltanto civile, ma anche e soprattutto etica e morale.

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