Comunicare con i diversamente abili risulta molto più difficile che con i normodotati, si pensi ad un autistico o ad un sordo-muto o ad un soggetto affetto da grave disturbo comunicazionale.
Si indicano di seguito alcuni accorgimenti didattici che risulta opportuno seguire:
- L’uso della triade scelta – gradazione – presentazione dei contenuti: i diversamente abili possono aver bisogno di seguire contenuti specifici (entro i limiti di ciascuno consentiti) presentati in maniera graduale e “diversa” (es. con attività ludiche, esercizi che coinvolgono tutti i sensi…)
- L’opportunità che il messaggio sia motivato in un contesto operativo: conviene che il docente parli in relazione ad una precisa necessità come per far svolgere un gioco, per far eseguire un’attività costruttiva o altro.
- Il ricorso alla ridondanza: ripetere più volte una stessa parola o una frase o concetto serve al bambino a capire meglio o più facilmente il significato del messaggio senza dilatazioni che possano disorientarlo.
- Comunicare in modo congruente con lo “slow – learner”: significa saper misurare lo sforzo richiesto dal bambino disabile per non pretendere ciò che il suo livello mentale non gli consentirebbe. Da qui un rallentamento del ritmo espositivo per consentire all’alunno una decodifica del messaggio e l’utilizzazione di tempi più lunghi rispetto a quelli solitamente richiesti dai normodotati, in una prospettiva di eseguire “piccoli passi” che permettano una crescita graduale.
- L’uso dei “discorsi di appoggio” funzionali alla comprensione: calibrare la propria produzione verbale sulle facoltà mentali del soggetto accompagnando accuratamente il discorso da spiegazioni, rimandi e integrazioni.
- L’adozione del comportamento non–verbale in funzione relazionale: la mimica, i gesti, la postura, il tono della voce sono tutti elementi che servono a mantenere un contatto fisico e mentale col bambino. Utilizzare solo la voce implicherebbe l’instaurazione di un rapporto freddo che non trasmetterebbe niente all’alunno.
- L’utilizzo di una pluralità di codici: più il linguaggio sarà pluricodificato maggiori influenze positive si avranno sul bambino. Sarebbe opportuno, dunque, amalgamare il linguaggio verbale con quello non verbale, con registri diversi, modalità stilistiche molteplici, uso del dialetto oppure integrare lingua – immagine – gesto.
Inoltre, è utile sottolineare anche le condizioni facilitanti che possono consentire le suddette strategie:
- Una modalità relazionale diretta al coinvolgimento: l’intenzione non sarà quella di comunicare ma di far comunicare. Il diversamente abile va considerato sempre come soggetto da coinvolgere, aiutare, sollecitare implementando rapporti comunicativi ed interpersonali, emozionali e affettivi. Per fare ciò bisogna proporre interventi integrativi fondati su una visione molteplice e dinamica che si adegui costantemente alle possibilità del bambino.
- Un rapporto comunicativo intenzionalmente simmetrico: significa che il docente non deve mai dare luogo a rapporti di dominanza, interiorizzazione e passivizzazione del soggetto. Deve considerare l’interlocutore una persona a tutti gli effetti, non inferiore a nessuno, ed in quanto tale da rispettare.
- Un’interazione capace di esplicare una comunicazione empatica: l’insegnante deve essere in grado di uscire da se stesso e conquistare un punto di vista interno dell’alunno per creare una sorta di empatia. Ciò deve escludere la valutazione e il pregiudizio del “non è capace di niente…”. Anche di fronte agli ostacoli bisogna essere sempre positivi e creare una situazione di sicurezza per incoraggiare l’alunno nelle sue manifestazioni espressive e comunicative e rafforzarlo nella sua autorealizzazione.
- Un’intenzione comunicativa di “riscontro”: dimostrare attenzione a ciò che vuol comunicarci l’alunno rivolgendoci a lui con rispetto e interesse, sforzandosi di comprendere le sue richieste e incoraggiando la continuazione del discorso evitando così di generare in lui confusione nell’esperienza del sé.
- La ricerca di un delicato equilibrio fra direttività e non-direttività: per direttività si intende la volontà di rispettare il destinatario come persona per non-direttività si intende il proposito di garantire allo stesso una serie di condizioni didattiche che garantiscano la sua “crescita” personale e la sua piena realizzazione.
Queste sono solo alcune indicazioni, assolutamente non definitive, che potrebbero essere assunte dagli insegnanti. In definitiva, si tende ad assumere un modello comunicazionale aperto, flessibile e suscettibile di ulteriori modifiche e integrazioni.