I CD sono con noi da decenni, ma sembrano sempre fermi ad un singolo limite: questo è il limite di 80 minuti (90 in alcuni casi) di “contenuto audio”. Ma come mai c’è ancora questo limite? Come mai è possibile masterizzare centinaia di MP3, ma solo a malapena una dozzina di tracce audio in un CD?
Prima di tutto, dobbiamo comprendere qual è la differenza fra gli MP3 e il normale, vecchio CD Audio.
I file MP3, così come WAV e simili, hanno al loro interno un contenuto audio che è formalmente compresso. Sono poco più trattati come un contenuto “dati”, il quale per molto tempo sono stati considerati in maniera assai differente dai CD Audio (gli stereo per auto usavano la dicitura “MP3” come punto di forza per la vendita).
Il normale audio è una faccenda completamente diversa. Il contenuto audio d’un CD è definito come CDDA (Compact Disc Digital Audio) ed è in tutto e per tutto un contenuto audio non compresso. Come tale, richiede molto più spazio rispetto ad un singolo o più file MP3, il quale sono effettivamente compressi. Lo standard dei minuti è rimasto tale per non mettere confusione all’intero sistema ormai basato da decenni sulla masterizzazione di CD audio.
Quindi in un certo senso la spiegazione sta tutta qui. Nel mentre tutti i file MP3, WAV o Flac supportano qualche tipo di compressione e sono in tutto e per tutto dei formati dati, il CDDA è un completo formato audio che non è compresso. Per questo può sempre e solo andarci una certa quantità di minuti all’interno d’un CD – la qualità e la frequenza è sempre quella, anche se importiamo musiche d’una povera qualità in un CD audio.
Alla fin fine, è stato più volte detto che in fondo non sentiamo la differenza fra un MP3 d’alta qualità ed un CD audio odierno – sappiamo “apprezzare” tranquillamente entrambi i tipi di contenuti.